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La regolazione emotiva nei bambini e disturbi associati

La regolazione emotiva è una complessa funzione mentale che ci rende capace di modulare gli stati emotivi per adeguarli alle richieste dell’ambiente esterno.

Le emozioni, infatti, hanno un ruolo molto importante nella vita degli esseri umani perché determinano lo stato di benessere o malessere delle persone e ne influenzano le azioni.
Per questo motivo, per i genitori è fondamentale aiutare i propri figli ad acquisire abilità di regolazione emotiva efficaci, che possano essere positive per il loro stato di benessere fisico e psicologico.

I bambini, grazie a processi di socializzazione emotiva, imparano come e quando esprimere le proprie emozioni, come definirle e verbalizzarle, come riconoscere le emozioni degli altri e come interpretare il comportamento in base agli stati emozionali. Il contesto familiare ha una grande influenza: la capacità di regolazione emotiva del bambino avviene infatti attraverso l’osservazione del comportamento che gli altri membri della famiglia mettono in atto nei confronti delle emozioni e l’interiorizzazione del vissuto del clima familiare.

Regolazione emotiva nei cartoni animati

Come si sviluppa la capacità di regolazione emotiva?

La capacità di regolazione emotiva inizia a svilupparsi già a partire dai 3-4 anni: i bambini sono in grado di regolare tristezza e rabbia, seguendo le regole sociali di esibizione ma senza esserne consapevoli. A 4-5 anni iniziano a comprendere la differenza tra emozioni esperite e emozioni manifestate, una componente base della competenza emotiva: il bambino giunge alla consapevolezza dell’esistenza di un mondo privato e, quindi, anche emotivo non necessariamente visibile agli altri.
Ciò permette al bambino di percepirsi separato emotivamente dagli altri e capace di decidere se e in che modo condividere le proprie emozioni.

All’età di 6-11 anni i bambini acquisiscono regole più sofisticate per manifestare le emozioni, poiché giungono alla consapevolezza che esprimersi adeguatamente ha un valore sociale e può proteggere dalla derisione o dall’esclusione degli altri.

Sempre in età scolare, grazie anche all’acquisizione delle abilità metacognitive, i bambini riescono a riflettere sulle proprie emozioni e, quindi, acquisiscono capacità maggiori di autoregolazione: ad esempio, imparano strategie cognitive per ridefinire e ricostruire cognitivamente l’evento emotivo. Inoltre, altre importanti modalità di regolazione delle emozioni riguardano la capacità di comunicarle verbalmente e di condividerle socialmente; infatti, comunicare verbalmente i propri vissuti e stati emozionali aiuta la persona a collocare l’esperienza emozionale in una cornice che individua e definisce l’emozione e ne favorisce l’elaborazione.

Il disturbo di regolazione emotiva

Nei disturbi della regolazione è solitamente presente uno specifico pattern comportamentale, caratterizzato da disturbi riguardanti il controllo dell’azione, dell’attenzione e del comportamento. In particolare è spesso presente un comportamento aggressivo e/o impulsivo e disturbi nella modulazione degli stati affettivi e di interazione con l’altro.

Infatti, il bambino con fatiche nella regolazione emotiva non è in grado di riconoscere e quindi gestire nel modo più adeguato possibile l’emozione che sta provando. Da ciò ne deriva un comportamento poco adeguato al contesto sociale e una scarsa comunicazione delle proprie emozioni.

Man mano il bambino cresce, la fatica nella regolazione emotiva può portarlo a sviluppare comportamenti aggressivi e antisociali, condotte a rischio, sindrome di disattenzione e iperattività. In età adulta, inoltre, si può andare incontro a problematiche psicopatologiche di diversa natura ed entità.

Come intervenire?

Quando si osservano fatiche nella regolazione emotiva del bambino è possibile intraprendere un intervento psicomotorio che, attraverso il gioco e diverse attività, possa aiutare il bambino a riconoscere e, successivamente, gestire ed esprimere in modo adeguato le proprie emozioni. Inoltre, l’intervento psicomotorio può aiutare il bambino a trovare strategie di comportamento utili e funzionali da spendere nel contesto sociale in cui si trova.

Attraverso il dialogo e il confronto con la famiglia e con la scuola, lo psicomotricista accompagna anche le figure di riferimento che ruotano attorno al bambino a attivare strategie utili al sostegno della sua regolazione emotiva.

Come sostenere lo sviluppo della regolazione emotiva?

L’atteggiamento dei genitori: i bambini sono ottimi osservatori e tendono a imitare i comportamenti dei propri genitori. Quindi, mantenere un atteggiamento calmo e coerente, evitando di urlare o essere intimidatori, quando i bambini, per esempio, non sistemano i giocattoli, incide molto nell’aiutarli a imparare la regolazione emotiva e l’autocontrollo.

Riconoscere e accettare le emozioni: è importante che gli adulti siano empatici con i bambini e riconoscano come corretta l’esperienza emotiva, comunicando l’importanza delle emozioni. Se i bambini si sentono giudicati o se le loro emozioni sono definite come “sbagliate”, tenderanno a reprimere il loro stato emotivo. Per esempio: se un bambino sta giocando, ma è ora di cenare, il genitore può immaginare che il bambino possa arrabbiarsi per l’interruzione. A questo punto, il compito dell’adulto è quello di evidenziare il sentimento dicendo: “So che ti stavi divertendo. Dobbiamo cenare, ma possiamo giocarci insieme più tardi”. Così come si può dire “Mi dispiace che tu sia arrabbiato (o triste, o deluso) … “

Non limitare le emozioni: dire ai bambini di calmarsi o punirli quando stanno sperimentando la rabbia, non cambierà il loro essere arrabbiati, anzi comunicherà loro che l’emozione è “sbagliata”. Così facendo, il bambino reprimerà l’emozione con conseguenze negative sullo sviluppo. Un approccio decisamente migliore è insegnare loro le abilità per gestire le emozioni.
Inoltre, è importante comunicare al bambino che non possiamo scegliere le emozioni, ma possiamo modulare il nostro comportamento: ad esempio, va bene arrabbiarsi, ma non è giusto colpire gli altri o lanciare gli oggetti.

Parlare delle emozioni: incoraggiare il bambino a parlare delle sue esperienze emotive è un’altra strategia.  Ad esempio, raccontare eventi accaduti a scuola non solo con la descrizione dell’evento, ma anche parlando del modo in cui i bambini si sono sentiti, il loro vissuto interiore e le loro reazioni, favorisce una maggiore elaborazione dell’esperienza evitando traumi irrisolti o emozioni represse. 

Percorsi

Il nostro studio propone:

  • Percorso individuale Feuerstein: 1 o 2 volte a settimana, per 1 ora a incontro;

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