L’avventura di Gianluca Nicoletti, Tommy e l'autismo
Alla ricerca di una Insettopia, per far fronte al Dopo di NoiSono bambini e ragazzi che necessitano di essere seguiti con attenzione e dignità, per poter far raggiungere loro la massima autonomia possibile.
Nicoletti racconta, in questi libri (consiglio “Una notte ho sognato che parlavi. Così ho imparato a fare il padre di mio figlio autistico” e “Alla fine qualcosa ci inventeremo”) , di suo figlio e dell’esperienza vissuta tra le mura domestiche, dopo il suo arrivo.
Nicoletti narra di come, se ci si trovasse in un mondo diverso, Tommy sarebbe il miglior figlio possibile: “Un adolescente grande, grosso e instancabile, ma a cui va affidata la missione giusta, pensata per lui e per le sue capacità”, altrimenti ogni sforzo risulta futile.
I suoi libri rivelano come la società sia divenuta particolarmente complessa e come questa complessità rappresenti un problema per i ragazzi con autismo.
Per chi segue Nicoletti via radio, blog e social network conosce, almeno in parte, la storia di Tommy, il gigante gentile e silenzioso che ha rivoluzionato la vita della sua famiglia.
Visitando pernoiautistici.com e insettopia.it si possono trovare numerose esperienze di vita e suggerimenti su ciò che riguarda il mondo dell’autismo, le difficoltà incontrate nel doversi mettere in contatto con un bambino che non usa codici comunicativi come i nostri, nella fatica di instaurare una relazione con chi non sa riconoscere un abbraccio come dimostrazione di affetto, se non glielo si spiega; I racconti testimoniano come la propria vita debba essere rivalutata e messa in discussione, perché avere un figlio con autismo significa essere in grado di pensare in modo differente, decentrarsi, ci descrivono una realtà nella quale ci viene costantemente chiesto di andare oltre a tutto ciò che per noi risulta scontato e che per quel bambino potrebbe essere di fondamentale importanza, per vivere la giornata con serenità.
La testimonianza di Gianluca Nicoletti vuole essere un esempio e uno stimolo ad informarsi rivolto a chi non conosce questa sindrome e vuole poter essere un sostegno per chi con l’autismo ha a che fare tutti i giorni e, in qualche momento, sente il bisogno di un sostegno.
La lettura dei suoi libri è un invito, per chi ne avesse voglia, ad ascoltare e ragionare sulle possibili soluzioni per far fronte ad un altro grande problema che coinvolge queste famiglie, ovvero il loro futuro: “Che ne sarà dei nostri figli, quando noi non ci saremo più?”.
L’autismo è la prima causa di handicap nel nostro Paese, eppure è una condizione che continua ad essere vissuta in una solitudine terribile, specialmente da parte dei genitori.
La storia di Tommy e di suo padre è l’esempio che qualcosa si può essere fatto e che soluzioni efficaci, da cui famiglie in difficoltà possono trarre beneficio, esistono.
L’idea di Insettopia
Il nome del progetto è ispirato alla storia di “Zeta la formica” – cartone animato preferito di Tommy- che racconta della ricerca continua di una terra promessa per insetti, che si rivela non essere altro che un piccolo angolo di prato, ai limiti di Central Park.
L’idea comune che spinge questi genitori ad organizzarsi e a cambiare il mondo per i propri figli e non solo, è che le persone con autismo necessitano della loro Insettopia: un luogo ordinato, ben organizzato e gestito da personale competente, nel quale convogliare le risorse, anche economiche, che al momento sono disperse in una serie di interventi effimeri e purtroppo di scarsissimo aiuto per le famiglie.
Un luogo in cui i genitori possano immaginare un futuro in cui il proprio figlio, ormai adulto, non sia costretto “a giocare con i cubetti colorati”, ma possa impegnarsi in attività più adatte alle sue capacità e che possa inseguire e realizzare i propri desideri.
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